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lunedì 29 aprile 2013

Come muovere i primi passi nel mondo del restauro: piccola guida pratica. III

Buongiorno e buon lunedì. Eccomi pronta per la consueta lezione! Se sei qui di passaggio e ami l'antiquariato e il restauro, questo è il posto giusto, fermati e leggi questo articolo e quelli precedenti se ti va, potrebbero esserti utili... Per te che mi conosci e sai di cosa parlo, spero che questa lezione possa aiutarti a fare  chiarezza su quali sono innanzitutto le operazione fondamentali che si eseguono nel restauro: ovviamente ogni operazione va adattata ed eventualmente integrata in relazione al singolo manufatto su cui si intende operare.
Prima di parlare di questo però, devo concludere un capitolo importante riguardante la tipologia di legni che ogni bravo restauratore, non solo professionista, ma anche amatoriale deve conoscere. La volta precedente ho elencato le caratteristiche principali di quelli conosciuti come legni teneri. Oggi invece ti faccio una rapida sintesi di quelli che sono invece i legni duri:
  • Acero
E' di colore rossastro con venature ondulate, oppure bianco-giallastro. E' ampiamente diffuso negli intarsi del XVIII e XIX secolo. Viene sfruttato per ottimi piallacci, ma anche per parti in massello. E' usato per mobili di lusso.

  • Bosso
Grazie alla sua durezza si adatta a lavori di tornitura e a piccole sculture. Ha colore giallastro ed è difficilmente attaccato dai tarli.

  • Castagno
Di buona conservazione, è adoperato per mobili moderni , spesso in ambiente rustico. E' abbastanza duro ed è di colore giallo-fulvo.

  • Ciliegio
Tipico dei mobili in massello di alcune regioni italiane quali Piemonte ed Emilia, è usato anche per l'impiallacciatura e dai tornitori per le gambe dei tavolini. Caratteristico dei mobili popolari francesi.


  • Ebano
 Da sempre considerato particolarmente pregiato, lo si è spesso usato per sculture e intagli. Attualmente il suo uso è limitato ai tasti neri del pianoforte, a manici di coltelli di lusso, e soprammobili vari.

  • Faggio
Legno compatto e uniformemente venato di color crema chiaro e rosa se trattato con il vapore. Anche quando è colorato, lo si distingue per le tipiche piccole chiazze lucide concentrate in talune parti. Lo si usa quasi esclusivamente per parti di struttura, in passato anche per mobili rustici o mobili successivamente tinteggiati.

  • Frassino
Legno molto usato per la sua particolare flessibilità e facilità di lavorazione. Il colore varia dal bianco- grigio al marrone chiaro ed è usato solitamente per mobili rustici. Durante la fase di restauro è difficile da colorare se recente, per cui per pezzi d'integrazione conviene usare un legno vecchio.


  • Mogano
Di colore rossiccio, è un legno duro e resistente anche all'attacco dei tarli e all'usura della ruggine. Si adatta molto bene per intagli e finiture di pregio, grazie alla sua grana uniforme e fine. In Francia ha largo utilizzo, partendo da mobili in stile Luigi XVI, Direttorio e Impero, di notevole pregio e valore, per arrivare ai mobili e alle impiallacciature moderne.

  • Noce
 Di colore bruno con venature scure, è uno dei migliori legni, sia per l'estetica che per la lavorabilità. Per tutto il Rinascimento in Italia sostituì la quercia nei mobili pregiati, in Francia e Inghilterra sfondò nel corso del Seicento, poi sostituito dal mogano.

  • Olmo
Tipico dei mobili rustici, si presenta di colore marrone, ma tende a scurirsi con il tempo. In virtù della sua vena fibrosa  e concatenata è ideale per i sedili delle sedie, non correndo il rischio di spaccarsi durante l'incastro delle gambe. E' tuttavia soggetto a deformazioni e facile preda di tarli. Si lucida a cera o gommalacca.

  • Palissandro
Legno marrone con striature nere, difficile da lavorare per la tendenza a scheggiarsi. Di natura oleosa, si presta difficilmente all'incollaggio. Nelle impiallacciature tende poi a creparsi e a rompersi in corrispondenza di sezioni dentellate.

  • Rovere
Utilizzato per mobili di pregio fin dal Medioevo, è di colore giallo con picchiettature scure. Molto duro e resistente, è molto sensibile ai cambiamenti di umidità dell'ambiente circostante, tendendo a variare di dimensioni.

  • Olivo
Legno ricchissimo di venature scure, molto duro, compatto e omogeneo, difficile preda per tarli. A seguito di una cattiva stagionatura può torcersi e spaccarsi; è in ogni caso noto per la sua natura poco 'ferma' e la tendenza ai mutamenti. Si usa soprattutto per sculture e soprammobili di pregio.



Detto questo ti elenco le  operazioni fondamentali che interessano il restauro, e queste riguardano:

  • La pulizia, generale o specifica
  • Applicazione del veleno contro i tarli
  • Applicazione dello sverniciatore
  • Sostituzione delle molle di una sedia
  • Ricostruzione di una parte mancante danneggiata 
  • Fase della lucidatura a gommalacca
Oggi, per non dilungarmi troppo  mi soffermerò solo sulla fase riguardante la pulizia, distinguendo tra un  tipo di pulizia del mobile che si effettua all'inizio del lavoro, attraverso cui si asportano la polvere e la sporcizia, e una pulizia di tipo specifico, relativa alla sua superficie e che si svolge quando non c'è la necessità di sverniciare il mobile. 
Per la pulizia generale sono sufficienti un aspirapolvere e pennelli a setole dure di varie dimensioni per agire sui punti più nascosti. Scopo della pulizia particolare, è invece quello di garantire e ripristinare l'integrità della vernice originale e della patina, per mezzo di solventi di tipo blando e via via più aggressivi se non si ottiene subito il risultato desiderato. L'importante è non intaccare l'aspetto generale del mobile. 
Un primo generico intervento di questo tipo che si può effettuare è quello attraverso stracci e cotone imbevuti di una miscela a base di alcol e polvere di pomice (200 g di polvere e qualche goccia di olio di lino sciolti in un litro di alcol etilico) da strofinare con delicatezza a tampone sulla superficie del mobile per rimuovere il grasso e lo sporco accumulati. Gli stracci devono essere lavati e sostituiti con una certa frequenza, in modo da non spostare lo sporco da una parte all'altra. 
Su mobili con pezzi di piallaccio mancanti, spesso le parti attigue a zone vuote rischiano di sollevarsi e staccarsi facilmente. Pertanto è sempre meglio fare una prova della pulitura su una zona ristretta e poco in vista del mobile, per tenere d'occhio l'efficacia del metodo di lavoro che si effettuerà.



La prossima volta, ti spiegherò le due differenti modalità di pulitura da eseguire su un mobile rifinito a cera e un mobile rifinito a gomma lacca, in più potrai scoprire i segreti della seconda importante operazione di restauro: la sverniciatura, per capire come sverniciare al meglio un mobile senza il rischio di rovinarlo!

Mi raccomando non mancare! Ciao e alla prossima




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